Borgo medioevale, sulle pendici del Montalbano, di probabili origini etrusche, con cinta muraria e due porte d’accesso.
1. Dal centro della piazza.
Il Borgo di Cecina è un piccolo paese adagiato sulle colline del Montalbano, a poco più di 130 metri s.l.m. Le sue origini antiche sono testimoniate da alcuni reperti archeologici rinvenuti a poca distanza, nei pressi del sito dell’antica Pieve di San Lorenzo a Vaiano. Il suo nome sembra derivare da quello di una famiglia di origine etrusca chiamata Kaiknas – Caecina.
2. L’abside. Dal centro, dirigendoci in salita verso il lato destro di Piazza Cecina, percorriamo a piedi un sottopasso fino a incontrare una magnifica piazzetta di origine medievale. Se da un lato scopriamo una delle due antiche porte del paese, dall’altro possiamo osservare la parte posteriore della Chiesa di San Niccolò. Sull’abside esterno semicircolare, a circa due metri da terra, si possono osservare due pietre, con incise delle croci greche ancora ben visibili a testimonianza di un periodo di dominazioni bizantino–longobarde.
Inoltre, all’interno della chiesa di San Niccolò, sono gelosamente custodite altre due pietre, raffiguranti volti stilizzati, risalenti al periodo longobardo. Durante il VI secolo la zona di Larciano costituì una linea di confine fra le truppe bizantine d’oriente (per cui il greco era la lingua ufficiale) e quelle di stirpe germanica (longobarde). Nell’ultimo decennio del VI secolo sarà poi il re longobardo Aginulfo a conquistare Pistoia e le colline circostanti.
3. Le Mura. Osservando la porta e proseguendo il percorso sulla piccola scalinata adiacente all’abside della Chiesa di San Niccolò, si può osservare che l’intero paese è fortificato da un muraglione dello spessore di un metro e mezzo. Questa veste autoritaria non è stata propria del borgo fin dalle sue origini, al contrario nell’alto medioevo Cecina fu prima dipendente dalla già citata Pieve di San Lorenzo a Vaiano, e successivamente possedimento feudale dei Conti Guidi di Modigliana che la utilizzarono come tipico Borgo rurale o “villa”. Riscattata nel 1226 dal Comune di Pistoia, insieme al castello di Larciano, nel 1335 viene per la prima volta indicata come Castello – Castrum – a seguito delle fortificazioni che caratterizzarono le lotte fra i grandi Comuni in questo periodo ricco di sconvolgimenti militari e politici.
4. La chiesa di San Niccolò. Ci troviamo adesso sul prato, ancora cinto da mura, della Chiesa Parrocchiale di San Niccolò. La struttura è di origine romanica, anche se solo l’abside, che poggia su una roccia, risale a questo periodo; il fiero campanile e parte della chiesa sono invece stati soggetti a rifacimenti successivi nei secoli dal XVI al XIX. La Chiesa presenta un’unica navata e un transetto limitato al braccio sinistro. All’interno scopriamo, sulla parete sinistra, uno splendido crocifisso ligneo scolpito nel Trecento (di autore ignoto). Di fronte a quest’ultimo, sulla parete destra della navata, si trova un affresco del Cinquecento attribuito al pittore fiorentino Donnino di Domenico. Al centro dell’affresco sono rappresentati l’Arcangelo Raffaele che tiene per mano Giovanni Tobiolo di fronte a San Lorenzo. Sullo sguancio serafini a sei ali, San Sigismondo e San Rocco, sul soffitto il sole e la luna che piangono il Cristo morto.
5. Il panorama. Uscendo dalla chiesa si apre di fronte a noi un panorama unico rivolto a ovest. Durante tutto l’anno, bel tempo permettendo, il sole tramonta dipingendo su Cecina una splendida cartolina. Sullo sfondo, la collina più vicina è Montevettolini, frazione del Comune di Monsummano Terme, nella quale risalta il bianco della villa medicea. Sul colle successivo spicca la torre di Monsummano Alto e in lontananza si stagliano la provincia di Lucca e i monti pisani. Questa era la Pistoia medievale: un sistema comunicante sulla Valdinievole, costituito da numerose fortificazioni situate su altrettante colline.
6. La seconda guerra mondiale. Proseguendo a fianco degli ulivi che circondano il prato parrocchiale si esce dal paese. Osservando con attenzione il muro di cinta nel punto esatto in cui esso termina, si possono notare gli effetti distruttivi della ritirata tedesca durante la seconda guerra mondiale. Attraverso l’enorme falla sul muraglione da un metro e mezzo, che a tutt’oggi non è stata recuperata, si può ancora respirare l’apprensione dei paesani che, una mattina del 1944, videro esplodere casse intere di dinamite per impedire agli alleati di raggiungere i nazisti fuggitivi. Cecina era infatti un avamposto nazista e buona parte dell’abitazione al civico 53, nella piazza, era adibita a ufficio postale, mentre l’intera famiglia di proprietari, durante questa forzata convivenza, fu costretta a vivere dentro una sola stanza.
7. Oggi. Per chi potrà regalarsi qualche giorno da trascorrere in questo piccolo borgo, sarà possibile scoprire che la strada angusta e tortuosa e le sue spesse mura hanno gelosamente conservato un paese fuori dal tempo. Lo spirito degli abitanti fa di tante famiglie un’unica realtà, fatta di feste paesane, tradizioni, chiacchiere e dissapori, ma in ogni angolo, all’apparenza insignificante, si può ancora respirare lo spirito fiero della semplicità che di queste mura ha fatto la sua storia.
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